Assassina è un testo di Franco Scaldati autore, attore e regista palermitano scomparso da pochi anni.
La protagonista del palcoscenico dapprima è una vecchina, abilmente interpretata da Enzo Vetrano, che si lamenta della sua condizione di vecchiaia e sembra sia in preda a deliri senili tanto che si mette a litigare con la sua ombra. L'ambiente in cui si viene catapultati è un ambiente onirico costituito da un rudere situato in un antico quartiere palermitano: una vecchia casa con pochi ed essenziali suppellettili, sullo sfondo un quadro animato da fantasmi, i genitori dei due personaggi (i Fratelli Mancuso), che incalzano con incisi musicali il ritmo della narrazione mentre sullo sfondo scorrono le immagini della città di Palermo.
La vicenda narrata vede in scena due protagonisti: la vecchina e l'omino (Stefano Randisi) che condividono gli stessi spazi ignari l'uno della presenza dell'altro fino a quando il contatto non diventa inevitabile. Da tale incontro ne scaturisce una situazione surreale che sovrappone, fino a confondere, la realtà con il sogno, l'identità e l'alterità, la giovinezza e la vecchiaia, la vita e la morte. Dai battibecchi, dagli interrogatori, dalle accuse e dalle smentite dei due protagonisti si evince l'importanza del corpo scenico, del movimento, del gesto, della voce e dell'intenzione che danno una tonalità comica e anche grottesca al testo di Scaldati.
Il pubblico resta meditabondo pensando al titolo della pièce teatrale "Assassina" e sulla reale entità dei due protagonisti che sembrerebbero essere due raffigurazioni della stessa persona in età diverse, si potrebbe pensare anche a un proprio doppio maschile e femminile tanto che la femminilità della vecchina risulterebbe dubbia. La linea guida di questa ricerca di verità è il sentimento tragico dell'esistenza che immerge lo spettatore in un'atmosfera tragicomica, la quale non tenta di dettare nessuna morale ma fa riflettere, fa ridere, fa commuovere e stupisce. Dunque, “Assassina potrebbe essere la vita, assassina di sogni, di illusioni e di gioie grandi e piccole, assassina di se stessa”.
Sicuramente uno spettacolo da non perdere anche per la simpatia del dialetto siciliano, per il quale vengono fornite le traduzioni in italiano dei vocaboli utilizzati nella prosa dall'attore Stefano Randisi che riesce a catturare tutta l'attenzione del pubblico, uno dei principali protagonisti del palcoscenico testimone della realtà del luogo che Scaldati rappresenta nella sua opera.
All’Arena del Sole di Bologna fino a domenica 5 febbraio.
Marianna Tota
Foto di Luca del Pia