“a cosa ‘mpurtanti ca ‘i fa diversi e pi sempri luntani
è ch’unu è masculu mentre l’autra è fimmina”
Grazie a Luigi Lo Cascio, un Otello siciliano dalla pelle chiara - che non pone quindi minimamente l’attenzione su un problema razziale - ha fatto tappa in varie città di Italia arrivando anche in capitale, dove sarà al Teatro Quirino fino al 29 marzo. La lingua siciliana posiziona lo spettatore in uno stato di attenzione maggiore, quasi trasportandolo da una parte all’altra della narrazione come in una specie di ipnosi, ad attendere il culmine di qualcosa che si conosce e in realtà si è già compiuto ma che non si sa quando sarà palesato.
Il testo shakespeariano è modificato già nel suo ordine temporale e i personaggi ridotti al minimo indispensabile: abbiamo ovviamente il “non più moro” Otello, Desdemona e Iago accompagnati dalla figura di un soldato che - per tutto lo spettacolo – narra, a ritroso e con salti temporali, la sventurata storia d’amore: tutto ha inizio dalla fine e il sipario si apre con Iago sotto tortura per i crimini commessi, crimini che confesserà legati psicologicamente al suo passato e compiuti esclusivamente attraverso l’uso delle parole.
Cambia anche il tema in confronto all’opera di origine perché la gelosia viene quasi del tutto messo da parte per dare spazio, invece, a quello che è il rapporto tra uomo e donna e al sentimento che da puro amore muta in odio irrimediabile fino alla morte della persona amata, come in questo caso. Attraverso Desdemona viene analizzata e messa in rilievo la figura della donna e il suo ruolo nella società e nei confronti dell’uomo ha accanto. Un ruolo che spesso sia nel passato sia ai giorni nostri è fagocitato e surclassato dalla personalità maschile che la guarda semplicemente e in modo riduttivo come “bottana”.
La Desdemona di Valentina Cenni è l’unico personaggio a parlare in italiano – la diversità tra i sessi è espressa anche dalla lingua - ma la sua delicatezza nasconde uno spirito guerriero anche se tutto ciò non la allontana dal suo ruolo di vittima disperata davanti agli occhi dell’uomo Otello - interpretato da un possente e coinvolgente Vincenzo Pirrotta - che di fronte al mutato amore non fa altro che perdere il controllo e addirittura il senno fino al compimento di un atto di morte.“Il comportamento di Otello è una delle possibili devianze psicologiche che portano all’omicidio, e oggi al femminicidio” dice Lo Cascio mentre prova a spiegare, attraverso la sua lingua forte e diretta, i meccanismi della mente umana.
Il tutto si apre con la descrizione dell’oggetto che simboleggia il pegno d’amore tra Otello e Desdemona, un fazzoletto ricamato di fragole, dono della madre al figlio, e la voce di Otello stesso – al buio - fa da prologo presagendo in qualche modo la disgrazia.
Si finisce stranamente e inaspettatamente sulla Luna - andando a recuperare il senno come suggerisce Ariosto - dove Otello vi sbarca accompagnato dal soldato/narratore – interpretato da Giovanni Calcagno - a cavallo di un ippogrifo, per cercare l’anima della donna prima amata e poi uccisa.