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AMERICANI - GLENGARRY GLEN ROSS, lo spettacolo di Mamet all'Eliseo di Roma

27.09.2016 17:46

Glengarry Glen Ross è lo straordinario testo di David Mamet - vincitore nel 1984 del Premio Pulitzer e ispirazione per il film Americani del 1992 - che, con la regia di Sergio Rubini, apre la nuova stagione del Teatro Eliseo di Roma e sarà in scena fino al 30 ottobre.

In uno spazio scenico ricco di elementi descrittivi, un cast di eccezione con Sergio Rubini, Gianmarco Tognazzi, Francesco Montanari, Roberto Ciufoli, Giuseppe Manfridi, Federico Perrola ci mostra le strategie di rialzo dalla crisi economica di una agenzia immobiliare.

È un lavoro che pur nascendo dallo scenario tipico socio-finanziario americano degli anni ’80, si palesa agli occhi degli spettatori con un'ambientazione che si allontana dalla Chicagoland per catapultarci, invece, a Roma, nell’analisi di situazioni che si manifestano sempre più costantemente attuali: la speculazione economica che accresce la fame di successo con la conseguente manipolazione e sopraffazione dei più deboli e quindi l’inevitabile perdita di valori. Il risultato è la distruzione sociale derivante dal potere economico.

La bravura degli attori riesce a tenere su scene che altrimenti risulterebbero troppo lunghe e a tratti noiose (soprattutto nella prima parte), ma la verve di alcuni di loro riesce a tenere viva l’attenzione per tutta la durata dello spettacolo, penso soprattutto a Francesco Montanari nel ruolo del carismatico affarista Riccardo Roma.                              Ci troviamo ad ascoltare un linguaggio “di borgata” in cui sono vive e visibili espressioni culturalmente e linguisticamente “americanizzate” che, a mio avviso - in una platea italiana odierna - tendono sì a divertire ma a risultare - alle stesso tempo - forti, ridondanti con una resa di metafore ridicole e pompose (personalmente avrei utilizzato tipiche espressioni, anche volgari, ma del gergo romanesco). Forse, però, è proprio questo il motivo per cui i personaggi divertono, grazie appunto a questo linguaggio che delinea figure pressoché bizzarre e provocatorie in un gioco a intermezzi di botta e risposta con domande senza mai soluzioni concrete (soprattutto nella seconda parte).

Ma si ride proprio lì dove, a mio dire – data l’analogia con la nostra quotidianità – ci sarebbe solo ed esclusivamente da piangere.

L’anteprima nazionale del 26 settembre ha aderito a una lodevole  iniziativa di raccolta fondi benefica per la città di Amatrice.

Marianna Zito