Il 7 agosto del 1974 Philippe Petit ha camminato per quarantacinque minuti da una torre gemella all’altra, su una fune a più di 400 metri di altezza. Sul vuoto. Un’impresa titanica che in molti ricorderanno. Ovviamente pericolosa e ovviamente seguita dall’arresto del giovane funambolo che all’epoca aveva 25 anni. Per Philippe Petit “la creatività è illegale”, è un atto di ribellione, una corsa di meraviglia e bellezza, e per realizzarla è necessario un lungo periodo di preparazione, a volte anche molti anni. Tutto questo, insieme a consigli e trucchi, ce lo spiega nel suo ultimo libro Creatività – Il crimine perfetto (Ponte delle Grazie, 2014).
Quasi come in un diario, Philippe Petit racconta episodi della sua esistenza, intimi, che derivano da una vita trascorsa a immaginare e a creare. Un esempio sono i cataloghi di idee divisi per i temi più svariati: dalla magia alle lingue, dai reati alla musica e così via. Attraverso questa catalogazione, Petit ci insegna a programmare, a darci degli obiettivi e dei tempi ideali da rispettare, mettendo in moto il meccanismo della scadenza e della successiva realizzazione del nostro progetto. Altri passi importanti sono poi la scelta dei giusti collaboratori, l’abbattimento dell’apatia e la realizzazione di un equilibrio costante, di una stabilità.
Ogni creazione prende vita da un’idea che man mano diventa una fissazione - l’idée fixe -che non ci abbandonerà fino alla sua completa realizzazione. Questa idea è accompagnata da situazioni di caos che dobbiamo mantenere sempre in continuo movimento finché, con i tempi dovuti, riaffiora l’ordine. Il passaggio dal caos all’ordine permette, così, di trasformare la bellezza in perfezione e ciò avviene attraverso strumenti fondamentali quali le dita, gli occhi e il cervello. Tali meccanismi si mettono in moto grazie all’osservazione e all’intuito che il più delle volte ci porteranno, soprattutto quest’ultimo, a compiere azioni da fuorilegge, da ribelle, da poeta.
Il vero poeta, dunque, attua una ribellione intellettuale. È colui che infrange i divieti, che improvvisa ed è sempre sé stesso, perché la propria passione non conosce limiti arrivando a creare quasi una sorta di magia. Improvvisazione, osservazione e coraggio di andare avanti sono, pertanto, le doti essenziali per mettere in moto la nostra creatività poetica all’interno dei sistemi imperfetti.
Questo libro è una vera e propria guida esplorativa interiore e il lettore diventa il complice nella ricerca dell’impossibile che è in ognuno di noi.
Quasi come in un diario, Philippe Petit racconta episodi della sua esistenza, intimi, che derivano da una vita trascorsa a immaginare e a creare. Un esempio sono i cataloghi di idee divisi per i temi più svariati: dalla magia alle lingue, dai reati alla musica e così via. Attraverso questa catalogazione, Petit ci insegna a programmare, a darci degli obiettivi e dei tempi ideali da rispettare, mettendo in moto il meccanismo della scadenza e della successiva realizzazione del nostro progetto. Altri passi importanti sono poi la scelta dei giusti collaboratori, l’abbattimento dell’apatia e la realizzazione di un equilibrio costante, di una stabilità.
Ogni creazione prende vita da un’idea che man mano diventa una fissazione - l’idée fixe -che non ci abbandonerà fino alla sua completa realizzazione. Questa idea è accompagnata da situazioni di caos che dobbiamo mantenere sempre in continuo movimento finché, con i tempi dovuti, riaffiora l’ordine. Il passaggio dal caos all’ordine permette, così, di trasformare la bellezza in perfezione e ciò avviene attraverso strumenti fondamentali quali le dita, gli occhi e il cervello. Tali meccanismi si mettono in moto grazie all’osservazione e all’intuito che il più delle volte ci porteranno, soprattutto quest’ultimo, a compiere azioni da fuorilegge, da ribelle, da poeta.
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Il vero poeta, dunque, attua una ribellione intellettuale. È colui che infrange i divieti, che improvvisa ed è sempre sé stesso, perché la propria passione non conosce limiti arrivando a creare quasi una sorta di magia. Improvvisazione, osservazione e coraggio di andare avanti sono, pertanto, le doti essenziali per mettere in moto la nostra creatività poetica all’interno dei sistemi imperfetti.
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