della vita, dell'amore, dell'arte e altro ancora

modulazioni temporali



modulazionitemporali@gmail.com

YESUS CHRISTO VOGUE - VUCCIRIA TEATRO al Teatro dell'Orologio di Roma

17.03.2016 17:24

Ha debuttato ieri al Teatro dell’Orologio il nuovo lavoro della giovane compagnia siciliana Vuccirìa Teatro. Lo spettacolo comincia con un’atmosfera soffusa e intensa. Mentre gli spettatori prendono posto, la scena è già in movimento al di fuori del palcoscenico: una divinità coperta di fango mangia e beve lentamente, su un lato della platea, mentre man mano cominciano profonde riflessioni sulla fine dell’esistenza. Dalle guance dell’attore scorrono lacrime di rassegnazione e forte sofferenza legate all’infelicità innata a cui è sottoposto il genere umano, che ha come scopo ultimo la morte. Quindi che cos’è la vita se non una preparazione a quello che sarà il passaggio finale? Cosa facciamo oltre a preparare col tempo la nostra stessa tomba? La tematica è nobile e l’atmosfera ha qualcosa di profondamente surreale e, allo stesso tempo, tetro.

Il palcoscenico - con pozze d’acqua - si apre piano per lasciare spazio a un delirio incomprensibile di urla e movimenti senza una reale logica. Una scenografia - studiata  accuratamente - accoglie uno schermo su cui scorrono parole bibliche e non. Dovrebbe - credo - voler raccontare l’assenza di dio, la fine del genere umano e da troppo tempo dell’amore, la sola esistenza della natura e la solitudine di due creature uniche sopravvissute - un uomo e una donna - incapaci al suicidio. Sono indecise se abbandonarsi alla nostalgia di ciò che li apparteneva in vita, se abbandonarsi a questa nuova non vita che ora sono costretti ad affrontare o, addirittura, a valutare la possibilità di rigenerare e di raffigurarsi come nuovo inizio. Alle loro spalle, oltre alle parole a video, un Cristo effeminato - che ci ricorda (come anche nella locandina di presentazione) l’Erode di Bene nella Salomè - a sproloquiare, forse, sulla vita, sulla morte e sull’oblio.

Ci troviamo di fronte a una sorta di esperimento poetico che vuole scavare le essenze viscerali dell’essere e dell’io ma che non ne possiede, a mio avviso, la leggerezza né nei gesti né nel linguaggio. Mi viene da pensare, ad esempio, alle performance di Ilaria Drago che analizza le inquietudini e le urla sì, ma in modo sommesso, arrivando all’animo e lacerando, generando un folle dramma interiore che passa dallo spirito dell’artista a quello dello spettatore.
Forse è questo ciò che mi aspettavo da Yesus Christo Vogue. Qui rimane tutto in superficie a regalarci nudi gratuiti e prevedibili che potrebbero richiamare in qualche modo alla mente qualcuno dei grandi capolavori pasoliniani oppure, perché no - spostandoci sulle arti visive e figurative - alle opere di Frida Kahlo, penso nel particolare a La mia balia e io oppure semplicemente al simbolismo della Grande Madre Terra che accoglie sul suo grembo e nutre l’umanità. Non sono stata in grado di cogliere ulteriori sfumature, forse ve ne erano troppe o troppo poche.

Yesus Christo Vogue - scritto e diretto da Joele Anastasi, con Joele Anastasi, Enrico Sortino e Federica Carruba Toscano - sarà in scena al Teatro dell’Orologio di Roma fino al 26 marzo.

 

Marianna Zito