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TRE GIOVEDI E UNA DOMENICA di Sergio Basile

19.02.2016 17:26
Perché questo terrore
che si erige davanti
al mio cuore rapito
e intorno gli vola cieco?
Perché, senza invito,
senza che nessuno lo paghi
il mio canto è profetico?
Perché mi è impossibile
liberarmi, come da visioni magiche
e sentire la sicurezza vitale
al centro del mio cuore?
 
ESCHILO - Orestea -
 

 

Sarà stato un caso – o forse no – ma l’ultima serata di ieri dedicata a Pier Paolo Pasolini dal Gruppo della Creta si è aperta con La Cattiva Strada di Fabrizio De Andrè, proprio nella data che ricorda la nascita del cantautore genovese.

Il gruppo della Creta è concepito con l'idea di un teatro sempre pronto al rinnovamento, a modellarsi - proprio come si fa con la creta - e vede come protagonisti un gruppo di giovani attori che - all’interno del Festival Teatrale Labirinto al Teatro Furio Camillo di Roma e guidati dal prof. Giancarlo Sammartano, da Luigi Mezzanotte (protagonista di Orgia) e dalla regia di Sergio Basile - hanno ripercorso le tappe della vita romana di Pasolini - partendo dall’indomani della sua morte - in Tre giovedì e una domenica.

 

Su di un palcoscenico ricoperto da carte di giornale si è innalzato il canto di libertà dei giovani attori che si sono presentati davanti al pubblico indossando “gli occhiali neri di Pasolini”, accompagnati da una chitarra e da una voce che ci ha fatto ascoltare diverse canzoni legate al poeta. E proprio attraverso i suoi scritti, questi giovani attori, ci hanno mostrato gli ultimi anni della sua vita fino alla tragica morte all’idroscalo di Ostia.

L’ultimo giovedì del percorso – il 18 febbraio – ha raccontato il poeta “da Sabaudia fino ad Ostia”. Sono gli anni ’60 e molte delle sue opere sono già compiute. Pasolini è al centro della vita letteraria italiana, collabora con Fellini, Bolognini, Bini, Rossellini, Godard, stanno nascendo i suoi primi film e nella sua vita ci sono personalità determinanti, come Laura Betti. Ha appena concluso Comizi d’amore e sta lavorando ad Accattone quando, commissionato da Gassman, si cimenta nel rivisitazione romanesca del Miles Gloriosus di Plauto a cui darà titolo Il Vantone, un testo popolare  che non verrà mai portato in scena perché troppo romanesco, appunto. Siamo nel 1963. È il periodo delle tragedie e del mito greco che sfocerà nell’opera che potremmo considerare il centro della poetica pasoliniana, Appunti per un’Orestiade Africana. È il periodo del disamore verso Roma.

Per completare la serata, il regista e attore teatrale  Federico Vigorito ha raccontato il suo Vantone, rappresentato al Festival dei due Mondi di Spoleto lo scorso anno, e che potremo vedere in scena a Roma nelle prime settimane di marzo. La discussione ha avuto luogo davanti a una macchina da scrivere con Sergio Basile e un ospite inaspettato alla serata: Ninetto Davoli che ha deliziato la platea con il Prologo, facendo lui stesso parte del cast del Vantone di Vigorito. Tre dei giovani attori non romani hanno improvvisato il testo in romanesco, divertendo ed emozionando. Il palcoscenico la casa di tutto questo.

Si è continuato con la poesia, con la Roma del ‘68 e la sua gioventù, si è arrivati a Petrolio dove si riavvicina a Roma, a Salò che gli si rivolta contro procurandogli minacce di morte. Poi la Torre di Chia e Sabaudia. Ultima tappa Ostia. La sua morte, la sua ultima solitudine, le sue nuvole. Ma cosa sono le nuvole (*)?

L’ultimo appuntamento è al Teatro Furio Camillo domenica alle ore 18.00 con la S(T)ONATA PER LAURA E PIER PAOLO.

                               

      Marianna Zito

 

(*) Cosa sono le nuvole è il testo cantato da Domenico Modugno nell'ononimo corto pasoliniano composto dallo stesso Pasolini che lo scrisse ispirandosi all'Otello di Shakespeare.