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RADIO & JULIET per la prima volta a Roma al Teatro Brancaccio

25.03.2016 11:20

Il Teatro Brancaccio di Roma ha ospitato per due serate - 22 e 23 marzo - la compagnia slovena OPERABALET MARIBOR con il balletto Radio & Juliet

Radio & Juliet nasce dall’incontro di poesia e letteratura, di danza e musica. La più famosa storia d’amore di Shakespeare si scardina dal suo contesto tradizionale per arrivare alla meccanizzazione che caratterizza i nostri giorni ed entrare nelle tematiche più attuali di sogni, amori e passioni, soprattutto grazie alle musiche rock dei Radiohead. Da qui il titolo, a sottolineare questo legame, questa alchimia tra una generazione nuove e la classicità di un’opera della seconda metà del ‘500.

Il coreografo e ballerino Edward Clug esprime questa meccanicità moderna attraverso i testi scelti dagli album OK Computer e Kid A che accompagnano i movimenti scattanti dei ballerini quasi alienati e in preda ai propri conflitti interiori mentre, allo stesso tempo, ci troviamo di fronte una Krizman Juliet leggera, sensuale e seducente che simboleggia la disperazione di tutti gli amori incompiuti.

La drammaturgia shakespeariana si evolve e si trasforma per riproporci la storia da un’altra prospettiva, dalla mente e dall’animo di Giulietta. Nel filmato in bianco e nero di Gregor Mendas - che precede e intervalla l’opera - scorrono le immagini di questo viaggio introspettivo: Giulietta si sveglia su un letto - come da un lungo sonno - e ricorda tutti gli avvenimenti che la portarono al sonno, alla morte. Ogni scena, quindi, è rielaborata dalla memoria di Giulietta - quasi immobile davanti al suo irrealizzato amore.    Assistiamo ai conflitti violenti tra i giovani delle due famiglie, al ballo mascherato e al matrimonio tra i due amanti. Il tempo scorre velocemente mentre si rievocano queste vicende di lotte e di turbolenti amori. Infine - diversamente dal testo originale - non è un veleno a uccidere Romeo ma un limone. E Giulietta? Cosa farà Giulietta?

Il finale ci lascia attoniti e incompiuti, quasi in attesa di qualcosa – di una risposta forse – che tarda ad arrivare. 

 

Marianna Zito