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MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE al Teatro Storchi di Modena

13.03.2016 13:00

Cosa vuol dire essere il “il numero uno”? Quanto conta per l’uomo arrivare ad avere uno status socialmente riconosciuto? Si basa tutto sull’apparenza oppure bisogna avere il coraggio di accettarsi per ciò che si è? Queste le domande che nascono dall’opera di Arthur Miller - Morte di un commesso viaggiatore - portata in scena dal regista e protagonista Elio De Capitani e dalla sua squadra di eccellenti attori al Teatro Storchi di Modena fino a domenica 13 marzo.

De Capitani interpreta il ruolo di Willy Leman mostrandoci un uomo che ha costruito la sua vita su una serie di illusioni, un piccolo borghese americano degli anni ’50 che per vivere fa il commesso viaggiatore e che, plasmato dall’alchimia dei valori della società consumistica, si affanna a diventare qualcuno, a crearsi una posizione sociale. Gli stessi valori trasmette ai figli che crescono con l’illusione di essere dei campioni, termine con il quale si rivolge al figlio Biff che crede di poter andare all’Università solo grazie alla sua popolarità e sfoderando il suo più bel sorriso. Lo stesso vale per il figlio Happy, sempre alla ricerca di altre forti emozioni. Questo castello di sabbia creato da Willy Leman è però destinato a sgretolarsi presto.

De Capitani, interpretando magistralmente le emozioni umane, ci mostra - come lo stesso Miller - questa battaglia interiore del protagonista: da un lato la sua continua lotta per mantenere viva la menzogna di una dignità lavorativa, di far credere di essere ancora in corsa verso il successo e dall’altro la disperazione di un uomo che sente di aver fallito nella vita.

Tra le rimembranze oniriche, sapientemente messe in scena con un’atmosfera di giochi di luci soffuse, sono riportate alla memoria eventi di vita passata che possono aiutare a individuare l’errore: quella scelta di vita che ha poi condotto il protagonista al tracollo. Si palesano man mano quelle che erano solo rappresentazioni illusorie della realtà che causano inevitabilmente senso di vuoto e smarrimento.

Nonostante Morte di un commesso viaggiatore risalga agli anni ’50 il tema affrontato è, di fatto, attuale poiché si parla dell’apparire, concetto familiare alla società di oggi, delle difficoltà di affrontare gli sbandamenti e di accettarsi per ciò che si è, lo strazio dell’invecchiamento, di uno scomodo bilancio delle colpe e degli errori. Assolutamente da non perdere!

Marianna Tota