"Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers..."
L'albatros - Charles Baudelaire -
Attraverso gli occhi delle donne che Modigliani ha amato - e da cui si è lasciato amare – prende vita la storia scritta e diretta da Angelo Longoni: quasi un sogno che si sviluppa come un passaggio di testimone da una donna all’altra che, con passione e dolcezza, si prendono cura di questa figura trasandata, di questo giovane ebreo e italiano, borghese e testardo - terrorizzato dalla realtà e in balìa della “fata verde” e dell’oppio - accompagnandolo nella vita quotidiana e artistica. La vie maudit coinvolge Modigliani – interpretato dalla presenza piacevole e piacente di Marco Bocci - schiavo delle proprie ossessioni e delle visioni fatte soprattutto di colori.
“Se solo potessi dormire, se solo non avessi tutti questi colori in testa”.
La sfrontatezza di Kiki de Montparnasse, la poesia veggente dell’incantevole russa Anna Achmatova, la determinazione di Beatrice Hastings (interpretata da Romina Mondello) e la giovanissima e amata Jeanne Hébuterne lasciano un segno nella vita dell’artista, così come lo lasceranno nei suoi quadri, di cui saranno muse ispiratrici e non solo. Stessi quadri e stessi lunghi colli affusolati che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi - sul palcoscenico - e che riempiono l’intero teatro di luce e di tenui colori, insieme a proiezioni di paesaggi, di luoghi e di avvenimenti dell’epoca - come la guerra - creando un’atmosfera coinvolgente e avvolgente, anche grazie alle musiche di Ryuichi Sakamoto.
Il palcoscenico offre - in alternanza - ambienti esterni e interni che si materializzano da una parte o dall’altra di una parete che cade “a pioggia” sulla scena. Gli esterni sono nitidi e chiari ai nostri occhi mentre gli interni mostrano una intimità più offuscata e segreta, lasciando una sensazione ovattata e una visuale un po’ faticosa da seguire per lo spettatore.
Un’immersione nel centro dell’arte europea d’avanguardia, nella bellezza della Parigi bohémienne dei primi anni del ‘900, un tuffo nel quartiere di Montparnasse, il “quartiere di pazzoidi” - come lo definiva Apollinaire - nei bistrot e tra i boulevard frequentati altresì dalle più geniali menti di quegli anni d’oro, tra cui Gertrude Stein, Hemingway, Cocteau, Ezra Pound, i Fitzgerald e i pittori Picasso, Rivera, Utrillo, Soutine, lo stesso Modigliani e tanti altri ancora. Questi folli e dannati anni parigini riescono a liberare i dolori e le angosce degli artisti maudits che si preparavano a dare vita a quelli che sono i capolavori di oggi.
A tratti ironico, intriso di maliziosi doppi sensi mai volgari. Soprattutto se amate Modì, ricordatevi che il Teatro Quirino ospiterà il suo rifugio bohémienne - tra dipinti, sculture e fiori - fino al 20 marzo.
Marianna Zito
Foto di Marina Alessi