Un’intera partita di calcio con tutti i suoi retroscena, interpretata in un monologo a più voci – a distanza di 10 anni dalla prima apparizione della Compagnia Biancofango – da Andrea Trapani al Teatro dell’Orologio. In punta di piedi è una storia narrata da una panchina e da una striscia di gesso – a terra – che segna il confine con il campo da calcio - la fascia - ma che rappresenta altresì il confine tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, tra il bambino di prima e l’uomo di poi.
Siamo negli anni ’80, gli anni in cui forse il gioco del calcio rappresentava una passione vera, una unione che non lasciava ancora intravedere l’appassimento che avrebbe subìto poi nel futuro più prossimo di quegli anni, i nostri. Un allenatore dall’accento toscano indica e sceglie tra il pubblico i giovani calciatori che formeranno la sua squadra. Il suo sguardo è così intenso che quasi lo spettatore si vorrebbe alzare - sentendosi interpellato - per andare a giocarla proprio lui quella partita che, dall'accento del protagonista, ben si capisce sarà giocata a Firenze, di domenica.
Con tuta e scarpe da ginnastica un Andrea Trapani - sempre più sudato - ci delizia con palleggi e tiri, nemmeno ci fosse davvero lì sul palcoscenico quel pallone. Diventa poi Mastino, un adolescente - amante di quel gioco - che, in quella domenica pomeriggio, quella partita la guarda dalla panchina. Le abilità di Mastino non sono ad alti livelli come quelle dei suoi compagni di squadra e sarà quindi costretto a guardare le "varie prestazioni" in disparte, dal di fuori - a sentirsi quasi un inetto - sognando non solo di essere un campione ma anche l’amore di una ballerina e l'orgoglio di un padre. La vita gli scorre davanti rendendolo solo spettatore, proprio lì dove Mastino vorrebbe essere un grande protagonista: decide così di giocare la sua partita.
In punta di piedi è il primo episodio della Trilogia dell’inettitudine, realizzata da Andrea Trapani e Francesca Macrì. Sarà in scena al Teatro dell’Orologio di Roma fino a domenica 20 marzo.
Marianna Zito
Foto di Manuela Giusto