La finestra era socchiusa. Entrava solo quella lieve brezza che portava nell’intera stanza profumo di sale.
La stanza era vuota. Lo aspettava da un’ora, oramai.
L’albergo si affacciava su quella parte del mare dove c’era solo mare.
Silenzio.
L’azzurro, ormai blu, si stendeva come uno strato di tela piatta che, se prendevi un ago, si bucava senza perdere sangue.
Lo aspettava da due ore, oramai.
La stanza era vuota. Un letto accanto alla finestra riportava a quelle case di montagna di legno, fredde.
Niente a che vedere con il mare.
Un lume, a tratti accecante, ravvivava la stanza. Erano quasi le cinque del mattino. Lo aspettava da tre ore, oramai.
La luce sbatteva sull’ampio muro di fronte dando vita a un piccolo quadro che raffigurava una donna dallo sguardo triste. Forse.
La tenda, lunga e pesante, verde come le olive scure dal sapore dolciastro, aveva cominciato a muoversi spinta dalla brezza che trasportava l’odore di caffè tostato.
Improvvisamente la porta numero 7 del piccolo hotel si spalanca. Lui entra di corsa, spaventato, forse di non trovarla più. La afferra dolcemente, senza una parola.
Piange, la stringe e la bacia. Lei lo avvolge e lo bacia.
Come un Rodin.
dipinto di Alessandro Santantonio