Direttamente dal debutto al Festival dei due Mondi di Spoleto arriva - fino al 6 marzo al Teatro Quirino di Roma - I DUELLANTI di Joseph Conrad con la regia di Alessio Boni e Roberto Aldorasi.
In una scena piena di oggetti che, all’occorrenza, riempiono ambienti interni o ambienti esterni, i due ussari di Conrad interpretati da Alessio Boni e Marcello Prayer - rispettivamente l’altolocato e razionale D’Hubert e il sempliciotto impulsivo, dall’accento meridionale, Feraud - portano in scena per la prima volta la ventennale sfida - derivante da futili motivi - che caratterizza la loro esistenza fatta di battaglie, nella Grande Armée napoleonica dei primi anni dell’800.
Ma qual è la causa? Sembra quasi una lotta cominciata in un’altra vita, un atto di fedeltà più che di rabbia o ripicca che si trasforma in uno dei più lunghi duelli della storia. Non si uccidono mai, quasi per dare sempre un’altra possibilità al nemico. Nasce tra loro una sorta di intimo sodalizio che prescinde dalle note leggi amicali ma che li porta a non poter più fare a meno della presenza reciproca, nonostante la loro vicinanza potrebbe portarli alla morte. Si allontanano per poi ritrovarsi successivamente fino al duello finale che li rivestirà di ruoli ben definiti. L’unico reale obiettivo è il duello interiore - la sfida dell’Io - che si materializza con la necessità di un avversario, un duellante davanti ai propri occhi. Ed è proprio la stoccata finale -nella vita - ad affermare noi stessi, a renderci liberi.
In un'atmosfera intensa e a tratti divertente, si attuano velocemente interessanti cambi di costume che permettono ai due protagonisti di interpretare in modo magistrale più ruoli. Prendono vita, in questo modo, una serie di scene sovrapposte in cui i personaggi speculari si trovano addirittura a raccogliere oggetti usati nella narrazione parellela, stimolando il susseguirsi di scene sempre più intriganti e animose. Il pubblico è inchiodato al palcoscenico come fosse davanti a scene filmiche di duelli e sciabolate, esemplare la lotta a rallentatore, con monologhi intensi e alternati rivolti al pubblico - in una scenografia di luci e ombre - in cui viene narrata la campagna napoleonica in Russia. Le musiche di Luca D’Alberto, il violoncello di Federica Vecchio e il buio accompagnano questa versione teatrale molto vicina al testo letterario di Conrad e alle tecniche di combattimento del tempo.
Marianna Zito